Cos’è la birra?
La birra, da dizionario italiano (Sabatini-Coletti) è una bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione del malto, dell’orzo o di altri cereali, con aggiunta aromatizzante di luppolo e addizionata con anidride carbonica.
Storia romana della birra
La birra presso gli antichi romani
La birra è nata per caso. Non era mica come oggi che abbiamo le serre per produrre generi alimentari fuori stagione e conservarli in eterno. A quei tempi si alternavano le stagioni calde di produzione e quelle fredde di carestia. Il digiuno insomma gli usciva naturale e la dieta e l’esercizio fisico erano forzati, mica come oggi che ci affanniamo per far scendere la lancetta della bilancia. Quindi c’era la necessità di conservare il raccolto per consumarlo d’inverno, nel periodo di carestia. Hanno provato diversi metodi e, tra questi, l’immersione dei cereali in acqua. I cereali, ed in particolare l’orzo, hanno fermentato dando luogo alla birra. E questa modalità ne ha permesso la scoperta in tempi molto più antichi rispetto al vino.
L’ingrediente principale della birra, non è il luppolo nè il malto, ma acqua. E lo sapete come fanno i produttori ad ottenere lo stesso sapore della birra ovunque la producano? Usano acqua distillata e poi l’addizionano con sali minerali in quantità precise per ottenere lo stesso sapore. Così come descritto in questo video di Natalino Balasso.
Ecco, questo fatto che la sua produzione era alla portata di tutti, faceva della birra una bevanda per poveri e faceva preferire dai nobili nelle città greche e romane il vino alla birra. Tuttavia presso i greci la birra era usata per il culto di Demetra, la dea dell’agricoltura. Il culto era però femminile e la produzione era affidata alle donne; considerate il “sesso debole”. Se va beh, debole un accidenti, ma questa è un’altra storia. Quest’idea veniva ribaltata durante le Olimpiadi dove la birra era preferita al vino perché meno alcolica e quindi bevibile in maggiori quantità. Presso i romani comunque veniva apprezzata e consumata in abbondanza addirittura da Giulio Cesare in persona, e dal generale Giulio Agricola, che prima di essere una fermata della Metro A è stato un generale romano di prestigio.
Leggendario inventore della birra
Una leggenda narra che il mitico re fiammingo Gambrinus (da Jan Primus), inventò la birra. La leggenda, di origine ceca, narra di Radigost, dio dell’ospitalità che inventò la birra. Ninkasi invece era la dea padrona della produzione della birra presso i Sumeri. (Wikipedia)
La birra intorno all’anno zero
Già in periodi più antichi la birra era malvista perché associata ai barbari Egizi (che barbari poi, non erano mica tanto; studiavano le scienze quando i romani andavano in giro con arco e frecce). Con l’avvento del Cristianesimo questa avversione a causa del popolo egizio è continuata. I cristiani almeno all’inizio erano molto legati agli ebrei, che associavano agli egizi (oltre che a sumeri e babilonesi, i primi produttori di birra) un periodo di schiavitù.
A questo declassamento della birra contribuì Aristotele che pensava che il vino fosse superiore alla birra perché non frutto di fermentazione. Inoltre, il vino era da preferire alla birra in quanto nelle cerimonie religiose i preti l’associavano al “sangue di Cristo”.
La birra nel Medioevo
Tuttavia la Chiesa fu anche la causa involontaria della rinascita della birra.
Il luppolo era l’elemento che serviva per dividere i cristiani dai protestanti. A seconda della risposta si era cattolici o protestanti; i primi rispondevano no, i secondi si. Insomma, un metodo davvero scientifico e basato sull’empirismo di Galileo.
In pratica la Chiesa, che più di oggi, regola il vivere comune, regolamentava la produzione di birra per i propri interessi. Il Papa aveva il controllo del gruit che è un mix di erbe che per 700 anni è stato l’ingrediente amaricante indispensabile per produrre la birra ” a norma di legge”.
amaricante: che dà sapore amaro.
Ingredienti del gruit
La ricetta per evitare contraffazioni era segreta, conteneva però un sacco di erbe, tra le quali:
ghiande, erba di san Pietro, edera, anice, betonica, myricacee, scopa, cumino, semi di carota, cannella, dente di leone, semi di finocchio, zenzero, erica, marrubio, ginepro, bacche di alloro, foglie di alloro, lavanda, maggiorana, cardo mariano, menta, artemisia, ortica, pepe, salvia, calamo aromatico (o canna odorosa), corteccia d’albero, rosmarino selvatico, asperula, assenzio, achillea…ed altre ancora.
Il luppolo invece era considerato secondo quanto diceva Ildegarda di Bingen (fatta Dottore della Chiesa da Benedetto XVI quindi asservita agli scopi del papato), era un ingrediente pericoloso in quanto “Rende triste l’anima dell’uomo e appesantisce i suoi organi”. Di conseguenza era privo di valore e veniva quindi lasciato libero di crescere ovunque, senza essere gravato di tasse e controlli vari dell’autorità ecclesiastica.
Anche allora ci si poneva il problema di pagare meno tasse. Ed allora non ci andavano leggeri come oggi con gli evasori; erano possibili anche pene corporali oltre che la galera. Immaginatevi oggi una pubblica gogna per gli evasori fiscali; che goduria sarebbe!!
Ecco quindi che in Baviera la procedura stabilita dalla legge (Reinheitsgebot) imponeva di usare nella produzione della birra solo acqua, luppolo ed orzo. Un modo per fare una bella pernacchia alle regole clericali, cosa che piacerebbe a molti fare anche oggi. Già prima della Riforma, in realtà, alcuni stati tedeschi, per evitare di spendere troppe tasse, avevano deciso di impiegarlo nella produzione della birra. Comunque oltre che una mossa politica era una necessità visto che, da un punto di vista sanitario, provenendo dalla fermentazione dei cereali era fonte di proteine utili a nutrire i lavoratori ed era di provenienza certa e non incerta come l’acqua; allora non c’erano analisi chimiche approfondite come oggi.
E questo anche se lo stesso Martin Lutero, la cui moglie era abile birraia, pensava che la birra fosse destinata ad essere una piaga che avrebbe afflitto la Germania per molto tempo. Va beh, saranno piagati felici, ne hanno fatta di strada da Lutero in Germania e Danimarca.
Ok. L’influenza romana sulla produzione della birra, si esaurisce (finalmente direi) con l’arrivo di Napoleone a Roma. Da quel momento la birra è entrata in modo prepotente nel consumo quotidiano e, di conseguenza, nelle ricette anche romane ovviamente. Ne vedremo qualcuna nel blog.
P.s.: come per ogni articolo sugli ingredienti anche questo potrebbe essere suscettibile di parecchi sviluppi. Stay tuned.
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